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«Molto belli questi versi, scritti con l'inchiostro del cuore, quello che non si vede ma si sente, tessitura di immagini e parole vive in cui ricordi ed emozioni si intersecano in un febbrile intreccio di tenerezza e rimpianto, che sempre accompagna la perdita di una persona amata. C'è un uso sapiente dell'anafora, "ti penso" è ripetuto quasi con esasperazione per evidenziare l'urgenza di sciogliere un nodo esistenziale e di tradurlo in qualcosa di condivisibile, tentare una catarsi personale che "l'angoscia che decora il dolore" con toni affascinanti, suggestivi, nebulosi, inquietanti, commoventi, dolci, espansivi, fa diventare collettiva. Il dolore attraverso la parola si distanzia e l'anima può trovare riposte senza fare domande. La lirica si fa leggere tutta d'un fiato e rileggere senza stanchezza, nell'esattezza delle parole, nella laconicità dei versi, si cela un infinito di visioni e illuminazioni e alla fine la tenerezza si traduce nello stupore: un quadro di grazia apre alla visione della Vita come dono dell'esistere in consapevolezza, si deve passare attraverso il dolore per trovare la propria vena d'oro e anche l'assenza può farsi compagna di strada e può addirittura confortare, basta che si lasci cantare...» (Nina Esposito)